Gli ansiosi si addormentano contando le apocalissi zombie | Recensione

Titolo: Gli ansiosi si addormentano contando le apocalissi zombie.
Autore: Alec Bogdanovic
Casa Editrice: Rogas Edizioni
Prezzo: 13,70
Voto:💘💘💘


Trama 
La depressione è il male della nostra epoca. È la malattia più diffusa al mondo ed è la più temuta dopo il cancro. Il nostro anti-eroe ci si imbatte nell'adolescenza e cerca di liberarsene con la disciplina e il metodo di un ricercatore, peccato che la cavia da laboratorio sia lui stesso. Finirà così per autocondannarsi a un'interminabile escalation di sfortune e miserie umane: queste daranno corpo a un romanzo di formazione in cui tragedia e commedia si intersecano e fondono fino a diventare del tutto indistinguibili. 

Avete mai letto libri che non avete né apprezzato né disprezzato?
Oggi ve ne parlo io.
Quando l'autore di questo libro mi ha contattata, sono stata molto contenta, perché dalla trama e dal titolo mi aspettavo un libro estremamente interessante. Da un lato è stato così, ma non nella maniera convenzionale, ecco.

L'ansia e la depressione sono uno degli effetti collaterali della società. Sono le aspettative degli altri il vero cancro della nostra esistenza. Il protagonista di questo libro lo sa benissimo. Sin dall'adolescenza vive questo male, che lo accompagna e lo rovina per tutta la vita.

Vive al giorno, quasi con la mente di uno scienziato, per cercare di avere una parvenza di controllo sulla sua vita. Vive considerando gli ormoni che lo aiutano con l'ansia e che controllano le sue emozioni, facendo attenzione ai parametri vitali (fame, sete, pulizia, bagno, sonno), come in The Sims. Una sorta di non-vita, se vogliamo chiamarla così.

Il suo approccio al mondo è completamente negativo. Misoginia, sessismo, insulti alla meritocrazia, un libro il più lontano possibile dal politically correct. Il tono è volgare, acido, talvolta caustico, talmente tanto che certe volte avrei voluto prendere a pugni il libro e lasciarlo così. 

Ma invece di buttare il libro sul comodino, ci ho riflettuto un attimo. Perché il protagonista ha questa visione del mondo, perché è così acido nei confronti di ciò che lo circonda? 

Ci ho pensato per un po', e alla fine sono arrivata ad una conclusione: il protagonista è tormentato dall'ansia, dai farmaci, dal pessimo regime di vita che mantiene. Così tanto che non riesce a vedere la luce infondo al tunnel. Questo protagonista non vive, semplicemente esiste. 

Ritorno alla mia frase iniziale: perché non ho una valutazione precisa di questo libro?
E' stata quasi una tortura leggere tutti quei pensieri negativi, soprattutto perché non c'è la luce alla fine del tunnel. Non è un libro che incita alla lotta, alla speranza. E' un libro di ansia, dolore, stasi. Ma forse, proprio per questo, è un libro molto vero. Parla di emozioni vere. Tristi, sì, ma vere. E non mi sento di condannarlo.

In sintesi: lo consiglio? 
Sì e no. No, se siete il tipo di lettori che preferiscono evitare libri dolorosi, in cui non c'è un punto di sblocco. Sì, se siete il tipo di lettori che si sofferma molto sulla psicologia dei personaggi.

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